Telecamere PTZ: la guida definitiva all’acquisto

Data di pubblicazione: 05 dicembre 2025
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Le telecamere PTZ rappresentano da anni una soluzione versatile e potente per chi deve gestire riprese dinamiche in determinati contesti. Grazie alla flessibilità del controllo remoto, al gruppo ottico motorizzato, al design compatto e alle prestazioni sempre crescenti, queste telecamere sono ideali per eventi live, conferenze, produzioni teatrali, streaming online ma anche per studi di produzione televisivi. Scegliere il modello giusto non è così semplice: sensore, zoom, protocolli di connessione e compatibilità con altri dispositivi o camere sono fattori determinanti. In questa guida analizzeremo le componenti tecniche, i vantaggi derivanti dall’uso delle PTZ e i criteri di scelta per orientarsi al meglio fra i modelli proposti da Audio Effetti.

Una PTZ (Pan-Tilt-Zoom) è una telecamera che consente di spostare l’inquadratura in orizzontale (movimento Pan, da Panoramic), verticale (Tilt) e di variare la lunghezza focale dell’obiettivo (e quindi il fattore d’ingrandimento) mediante l’utilizzo di uno zoom, il tutto tramite controllo remoto. Queste telecamere sono spesso chiamate anche conference camera, robotiche o robo cam per via del gruppo ottico orientabile mediante servo-motori di precisione.

Una volta installate e programmati i preset, possono essere gestite anche da personale non tecnico e, se dotate di auto tracking e auto framing, possono addirittura ridurre di molto la necessità di un operatore, pur non eliminando del tutto il suo ruolo.

Vediamo in dettaglio come sono fatte:

Le componenti opto-elettroniche

Obiettivo

Nelle PTZ viene utilizzato uno zoom ottico in grado di coprire lunghezze focali che vanno dal grandangolo al teleobiettivo. Il range dello zoom indica proprio il rapporto tra la lunghezza focale massima e quella minima, e può essere tipicamente 12x, 20x o 30x. Zoom che hanno un rapporto d’ingrandimento elevato servono per avvicinare soggetti anche piuttosto lontani, evidenziando ad esempio il volto di un relatore: pensiamo all’applicazione tipica in un’aula magna di un’università, quando la PTZ è installata in alto, in fondo all’aula.

Lo zoom ottico ha il vantaggio di preservare la qualità dell’immagine, a differenza di quello digitale che agisce “croppando”, cioè ritagliando, l’immagine stessa e quindi riducendo la risoluzione per potersi avvicinare maggiormente al soggetto. Ad esempio, se si dispone di una telecamera HD 1920 x 1080 e si utilizza uno zoom digitale 2x, si otterrà un’immagine di 960 x 540 pixel.

Come determinare il range necessario dello zoom?

Per garantire che l’intervallo dello zoom sia adeguato alla location di ripresa, è necessario avere un’idea dei tipi di inquadrature desiderate. L’ideale sarebbe posizionarsi dove si desidera installare la PTZ e, utilizzando una seconda telecamera, inquadrare le riprese più ampie e più strette di cui si pensa di aver bisogno, annotando la lunghezza focale per ciascuna di esse e quindi individuare una PTZ con uno zoom che riesca a coprire (più o meno…) dette focali. Siccome però le lunghezze focali sono legate alle dimensioni del sensore e PTZ di marche diverse hanno sensori di dimensioni diverse, ricordatevi di fare tutti questi calcoli sempre nel formato equivalente al full frame 35 mm, o in alternativa basandovi sull’angolo di campo. 

Alcune PTZ permettono anche di modificare la velocità dello zoom, funzione utile per chi deve cambiare rapidamente inquadratura.

Oltre al fattore di zoom, è naturalmente molto importante anche l’apertura massima dell’obiettivo, che varia al variare della lunghezza focale e ne determina la luminosità.

Sensore e risoluzione

Il sensore d’immagine è un elemento cruciale, perché assieme all’obiettivo determina la qualità dell’immagine stessa: a parità di numero totale di Mpixel, più grande è, minore sarà il rumore (legato alla dimensione dei fotositi) e migliore la resa cromatica. 

Per le PTZ, i sensori più usati (partendo dal più piccolo al più grande) sono quelli da 1/2.8″, 1/2.5″, 1/1.8″, 1/1.7″, 1/1.5″ e 1”.

Quanti Mpixel dovrebbe avere una PTZ? Innanzitutto, dobbiamo precisare che il numero totale di Mpixel, che si ottiene moltiplicando quelli in orizzontale (H) per quelli in verticale (V), non è la risoluzione, a differenza di quanto, per convenzione, si indica nelle specifiche tecniche. La risoluzione è infatti un numero relativo, il rapporto tra il numero di Mpixel e una lunghezza: dipende quindi dalla grandezza del sensore. I classici 300 DPI (punti per pollice) degli scanner sono una risoluzione. Gli 8 Mpixel di una PTZ non sono una risoluzione, ma il numero totale di punti contenuti nell’area rettangolare del sensore stesso, indipendentemente dalla sua dimensione, che sia da 1” o inferiore.

I valori più comuni vanno da 2 a 8 Mpixel (Full HD – 4K). Modelli più avanzati adottano sensori da 12 Mpixel o addirittura oltre per l’8K, mentre per le PTZ entry-level ci si accontenta di soli 2 Mpixel. 

Auto tracking e auto framing

Le PTZ dotate di auto tracking e auto framing, come la PTZOptics Move 4K o la Datavideo PTC-285, sfruttano algoritmi di rilevamento e intelligenza artificiale per individuare i volti delle persone (face detector) o altri target e mantenerli perfettamente a fuoco o al centro dell’inquadratura. In pratica, la camera può ruotare, inclinarsi e zoomare in modo autonomo, seguendo il soggetto senza intervento manuale. Questo significa che in contesti come sorveglianza perimetrale, monitoraggio di eventi o riprese live, l’operatore non deve continuamente regolare l’inquadratura: la telecamera funziona in modo autonomo e garantisce continuità di ripresa.

Tuttavia, l’auto tracking non sostituisce completamente l’operatore perché l’algoritmo può confondersi in presenza di più soggetti (a meno che si utilizzi la tecnologia Presenter Lock di PTZ Optics che permette di inquadrare una persona specifica da una distanza massima di 90 m, anche quando nell'inquadratura si trovano altre persone) o cambiamenti improvvisi di luce.

Inoltre, la PTZ non è in grado di interpretare il contesto: può seguire un soggetto, ma non decidere se quell’inquadratura sia la più utile per la produzione o la sicurezza.

In scenari complessi (eventi con pubblico, broadcast multicamera ecc.) serve comunque un operatore per coordinare, validare e intervenire se l’automazione dovesse fallire.

Porte e connessioni

Le PTZ offrono in genere uscite HDMI, SDI, USB o IP streaming, ciascuna con vantaggi e limiti:

  • L’interfaccia HDMI lavora normalmente fino al 4K (3840 x 2160), con frame rate che possono arrivare a 50/60p nei modelli più avanzati. Nei modelli mid e entry-level, invece, l’uscita HDMI si ferma al Full HD (1920 x 1080). Questa interfaccia è forse la più diffusa, garantisce immagini di alta qualità ma è limitata nella lunghezza dei cavi e non gestisce alimentazione o comandi. 
  • L’SDI fornisce un segnale video con meno perdita d’informazioni sul colore e senza compressione dell’immagine, preservando la qualità originale dell’immagine. Un cavo SDI può portare il segnale fino a 90 – 100 m, mentre l’HDMI è affidabile solo fino a circa 15 m (senza ripetitori o amplificatori di segnale). I cavi sono facili da installare, ma non trasportano controllo o alimentazione.  
  • L’USB è utile per videoconferenze e streaming e permette alla telecamera di essere riconosciuta come webcam da un computer. In alcuni casi è vincolata a software proprietari e con limiti di lunghezza del cavo, ma può trasportare alimentazione, video e controllo. 
  • La rete cablata, tramite CAT 5 o CAT 6, permette lo streaming IP e, con il PoE, consente anche di trasportare l’alimentazione, oltre il video e i segnali di controllo, con un solo cavo lungo fino a 90 metri, semplificando molto l’installazione. I protocolli di streaming più utilizzati sono RTSP (Real Time Streaming Protocol), RTMP (Real Time Messaging Protocol), NDI (Network Device Interface), Dante AV, SRT (Secure Reliable Transport) e alcuni protocolli come VISCA over IP. In generale, per un setup rapido e flessibile, le telecamere con PoE e streaming IP rappresentano la soluzione più efficiente.

Infine, le porte multi-pin come RS-234, RS-485, ecc. vengono utilizzate solo per il controllo. I cavi possono essere costosi e non particolarmente affidabili, rendendo un cavo di rete CAT 5 o superiore una scelta migliore, a meno che non siano disponibili altre opzioni di controllo.  

Controller e protocolli

Le telecamere PTZ possono essere gestite attraverso tre tipologie di controller: hardware dedicati, software e telecomandi IR. Ognuna di queste soluzioni presenta vantaggi e limiti che vanno valutati in base al contesto operativo.

  • I controller hardware restano la scelta più affidabile nelle produzioni live: garantiscono la massima precisione e velocità, soprattutto se abbinati a monitor dedicati con la stessa risoluzione della telecamera. In questo modo è possibile mantenere il fuoco manuale e verificare in tempo reale ciò che viene inviato al programma o allo streaming. I modelli più sofisticati, come PTZ Optics SuperJoy, consentono di gestire più telecamere e d’impostare preset, ma risultano meno immediati rispetto a un controller dedicato per ogni singola unità.

  • I controlli software offrono grande flessibilità ma non sono raccomandati per movimenti fluidi di Pan, Tilt e Zoom durante una diretta. Inoltre, se basati su Wi-Fi, possono soffrire d’interferenze come qualsiasi altro dispositivo wireless. Rappresentano però una soluzione a costo zero.

  • I telecomandi IR sono una soluzione semplice e adatta a piccoli ambienti, utili per richiamare preset o verificare i movimenti prima dell’installazione dei cavi di controllo. Tuttavia, non rappresentano un’opzione valida per gestire movimenti manuali complessi o produzioni di ampio respiro.

Dal punto di vista dei protocolli per il controllo, le PTZ moderne supportano standard come VISCA, VISCA over IP, Pelco-D/P, oltre a quelli più avanzati come i già accennati NDI e Dante AV. La scelta del protocollo influenza direttamente la compatibilità con controller, mixer e infrastrutture esistenti, ed è quindi un aspetto cruciale da considerare in fase di progettazione.

I vantaggi e le destinazioni d’uso delle PTZ

Le telecamere PTZ offrono, come sappiamo, numerosi benefici:

  • Controllo multiplo: un solo operatore può gestire più telecamere contemporaneamente 
  • Controllo a distanza
  • Fluidità nei movimenti: garantiscono movimenti fluidi e transizioni morbide, grazie all’utilizzo di motori di precisione per il movimento dell’ottica
  • Riprese con angolazioni difficili: grazie alle dimensioni compatte, al peso ridotto e alla possibilità di essere remotate a distanza, permettono di ottenere, ad esempio, riprese dall’alto con facilità  
  • Installazione rapida: spesso basta un unico cavo per alimentazione, controllo e trasmissione del segnale
  • Ingombro ridotto: possono essere collocate in spazi limitati  

Sono quindi perfette per produzioni teatrali, eventi aziendali, luoghi di culto, aule scolastiche e persino riprese all’aperto. Inoltre, grazie ai telecomandi IR, risultano ideali per riprese di tutorial, show cooking o attività artigianali.

Conclusione

Le telecamere PTZ sono strumenti indispensabili per chi cerca flessibilità nell’installazione, ingombro ridotto e la possibilità di controllo remoto. 

Valutare con attenzione il sensore, lo zoom, i protocolli e la connettività è il passo necessario per individuare il modello più adatto alle proprie esigenze. La scelta non si riduce mai a un dettaglio tecnico isolato, ma nasce dall’equilibrio tra diverse caratteristiche che incidono direttamente sull’esperienza d’uso. Alcune PTZ, ad esempio, offrono la possibilità di streaming, mentre altre richiedono soluzioni esterne: un aspetto che può fare la differenza in contesti di produzione rapida o di eventi live. Il fattore d’ingrandimento dello zoom diventa cruciale quando le riprese devono coprire distanze significative, come la qualità dell’immagine, dove rumore (video) e resa cromatica devono integrarsi con le altre camere già in uso, così da mantenere uniformità visiva e coerenza estetica. La compatibilità tra più camere è infatti un fattore determinante: lavorare con un parco macchine eterogeneo richiede che colori e luminosità siano matchati, evitando discrepanze che comprometterebbero il risultato finale. 

In sintesi, scegliere una PTZ significa bilanciare funzionalità e contesto operativo, trasformando la tecnologia in uno strumento realmente al servizio della produzione.

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